Dramma nell’aria da Jules Verne

Dramma nell'aria da Jules Verne

Adattamento di
Fabio Casano

Regia di
Gennaro Maresca

con
la sconosciuta – Roberta De Pasquale
il proprietario – Gennaro Maresca
il giovane ragazzo – Arianna Cozzi

Aiuto regiaSonia Ricco
Scenografia – Barbara Veloce
Disegno luciAlessandro Messina 

Musiche da Mendelssohn, Camille Saint-Saëns, Shostakovich e Edith Piaf
Durata | 45 minuti
Foto | Vincenzo Antonucci, Sonia Ricco

Selezionato per Milano OFF F.I.L. Festival – II Edizione e Avignon Le OFF 2018.

La messa in scena vuole omaggiare Jules Verne: un uomo affascinato dalla curiosità umana, soprattutto quella che ha portato alle grandi scoperte. Per Verne il viaggio è la grande possibilità dell’uomo. Per Verne, animo inquieto, la scienza fa dell’essere umano un essere indubbiamente superiore; tuttavia nei suoi romanzi e nelle avventure della sua vita (la fuga in India quando era ragazzo) traspare sì la figura di un intellettuale “illuminato”, ma anche quella di un artista che, attraverso la scrittura e la smania di raccontare grandi scoperte, dimostra un’indiscussa ironia, uno sguardo divertito che indaga con leggerezza anche la miseria umana.
Jules Verne ci fa realizzare davvero un giro nel mondo in ottanta giorni, ci fa immaginare il viaggio al centro della terra, ci fa vivere di curiosità, di scoperta. “Varcammo in sogno oltre la scienza”, disse di lui Gozzano. Questa è la prima esigenza della messa in scena. Questo, il desiderio di rendere il sottotitolo dell’opera fondamentale ai fini della lettura scenica del testo.

Lo spazio è il numero due. Due protagonisti, due principalmente le fasi della vita di Verne: una gioventù spericolata e un’anzianità di malattia e dolori, senza mai perdere l’immagine di grande creativo. La scena si svolge perciò, sostanzialmente in due spazi, da un lato i personaggi nel loro improbabile, instabile, circolare cesto della mongolfiera, dall’altro la mongolfiera stessa, colorata, di cartapesta, leggera e in balia di un cielo padrone che una volta fa pioggia e una volta fa sole. Ho pensato subito alla possibilità, attraverso il numero due, di dare visivamente al pubblico la sensazione della figura intera e del “lontano lontano”. Quando ci sarà il “lontano lontano” la scena è silenzio e vento e pioggia e sole, ci saranno solo suoni atmosferici. Il due. Da napoletano considero seriamente che il numero due nella smorfia napoletana è “a’ peccerella”, la bambina. La bambina gioca, tanto. Il gioco è il teatro. Il gioco è Jules Verne e tutti gli animi inquieti e tutti gli artisti.

Con gli attori ho giocato, tanto. Due personaggi che ho voluto descrivere come due nessuno. Il proprietario di mongolfiera potrebbe essere “un” proprietario di mongolfiera, un cinico o meglio, uno che non s’importa nulla della grandezza delle scoperte umane che invece decanta alle presentazioni nelle fiere. L’altro è “uno” sconosciuto, un illuso poeta della scienza che vive sotto il peso insopportabile della sconfitta e del mancato ascolto. Due nessuno che si dimenano, litigano sul senso delle cose nell’aria, tra il rischio della morte e l’amicizia, tra un bicchiere di vino, un macaron e una scia di illustrazioni sul volo che lo sconosciuto farà volare nell’aria.

Nell’aria si consuma un dramma, che diventa dramma ancora di più quando fa ridere, ma riflettere su temi importanti, talmente importanti che, magari ti spaventano o, come il proprietario, non ti colpiscono affatto e non vedi perché dovresti curartene e perciò sorridi e li lasci andare. Il dramma è umano.
Il tentativo si riduce ad una lotta divertente: mi piacerebbe che anche il pubblico prendesse parte al gioco e alla lotta, scegliendo il personaggio più affine. Scegliendo con quale personaggio si sente più nessuno. Quando l’attenzione sarà sui protagonisti e quindi ci sarà “il primo piano”, il testo, la battuta, il personaggio, allora ci sarà la “musichetta delle operette”, impregnate di melodramma ma che esplodono nello stesso tempo di una leggerezza impertinente.

Dramma nell’aria da Jules Verne vuole intrattenere il pubblico con una scena semplice, decorosamente confezionata ma vera, sincera; vuole mettere su un racconto un po’ commedia e un po’ tragedia. Un piccolo Pierrot. Un Chaplin. Un dramma della fragilità dell’uomo rappresentato su una mongolfiera di carta pesta e un cesto di vimini.